La storia di Vignarionda

Fu l’atteggiamento pionieristico, misto a sacrificio e determinazione, a segnare le origini e dettare il futuro prestigioso dell’oramai ultrasettantenne Vignarionda, nata per mano di Tommaso Canale e sua moglie Esterina. Risoluti e uniti da una grande passione per il vino, acquistarono alcuni dei più bei vigneti di Serralunga, tra i quali questo promettente Cru, in una sorta di antesignano ritorno alle radici.

Era il 1934, anno in cui venne fondato il Consorzio del Barolo di cui Tommaso ne fu cofondatore, e nulla sembrava scalfire il coraggio della famiglia Canale, complice l’aiuto dei figli Aldo e Amelio. Poi vennero la guerra e la morte di Tommaso, in un quantomai simbolico 1945 che segnò la nuova sfida dei due fratelli: le viti che reimpiantarono nel 1946 sono ancora lì, lavorate dal nipote di Amelio.

Proprio la scomparsa di “nonno Amelio”, nel 1963, nonché la crisi della manodopera nelle campagne piemontesi in spopolamento, condussero a una scelta inevitabile: la cessione di Vignarionda, da parte delle sue eredi, la moglie Cristina Canale e la figlia Ester, in favore di Aldo.

Il testimone di quel sito eccezionale passò nel 1998 a Tommasino, il figlio di Aldo: dotato della stessa passione di suo nonno, il fondatore, manifestò fin da subito un legame unico con la cugina Ester e suo figlio Davide Rosso.

Viti storiche Vignarionda
 

Nel dicembre 2010 Tommasino morì all'improvviso, lasciando un enorme vuoto in famiglia: una battuta di arresto che è anche l’inizio di un nuovo ciclo storico, o meglio di un cerchio destinato a ripercorrere se stesso, così come una vite torna a vivere quando la primavera prende il posto dell'inverno.

Il 22 aprile 2011 la proprietà dell'originario appezzamento di 0,85 ettari di Amelio è passata all'Azienda Agricola Giovanni Rosso, l'azienda vinicola fondata dal marito di Ester. Così, quarant'anni dopo, Ester Canale è nuovamente proprietaria della “sua” Vignarionda”, dove si custodiscono ancora gran parte delle viti impiantate negli anni quaranta.